Da La Caura Occupata a Roca Vecchia, Lecce Considerazioni di una delle I-Rochesi

Siamo in chiusura di un’esperienza che ha dato tanto.
Parlo a titolo strettamente individuale per dire quello che ho sentito di aver vissuto in questo mese abbondante. Abbondante di impegno e anche di soddisfazione per la condivisione di fatiche e di piaceri, per le iniziative realizzate, per il tempo passato insieme, per gli incontri con la gente del posto, con i passanti, con chi è interessato alla lotta No Tap, contro la costruzione del gasdotto. L’autogestione delle fatiche quotidiane non ha avuto veri intoppi, tutti e tutte quelle che sono rimaste giorni o settimane qui hanno fatto ciò che era necessario insieme senza nemmeno subire troppo la mancanza dell’acqua corrente, acqua che abbiamo recuperato in modi diversi giorno per giorno. Lavori domestici, cucina, pulizie, chiacchiere sparse e scambi più impegnativi di analisi su quanto ci sta attorno, sui problemi che affliggono le nostre situazioni di lotta o sulle possibilità che intravediamo, hanno scandito le giornate. Tuffi al mare che ci stava di fronte, bellissimo nella variazione dei colori data dai venti di Tramontana e di Scirocco. Ad orari inusuali, per sfuggire alla folla che inonda il Salento ogni anno, e quest’angolo in particolare. Davvero un’invasione.
Non abbiamo raggiunto chissà quale traguardo di idee per il futuro, che sono veramente difficili almeno per me da individuare, ma abbiamo messo in campo quello che avevamo unendo l’interesse per la lotta No Tap alle tante altre questioni a noi care. Intanto quella del turismo vorace di profitti da trarre a scapito di territori, risorse e abitanti dei luoghi. Rendendo disponibile uno spazio affacciato sul mare abbandonato da anni, abbiamo assicurato a noi e a chi è passato per condividere questa occupazione la possibilità di godere di un paesaggio meraviglioso. Non è sempre obbligatorio prendersi posti abbandonati dal capitale industriale, magari a volte anche quelli lasciati andare dai nobili. Questa era la residenza estiva della baronessa di Melendugno, passata in eredità alle due dame, serve, di compagnia e in seguito ai loro parenti. Posti così esistono.
Gli incontri con gente di passaggio proveniente da luoghi disparati sono stati spesso molto interessanti, ci hanno portato racconti di lotte anche lontane come quella, giusto per fare un esempio “esotico”, in Brasile contro la deviazione del corso di un fiume e la costruzione di una diga nel territorio del nord est. Informazioni scambiate nel tempo di una cena o di una colazione insieme. Non sono mancate ovviamente visite fastidiose o di gente mandata appositamente a spiare.
All’alba del 3 agosto gli Uopi (Unità Operativa di Pronto Intervento di polizia) sono entrati, con la loro squallida violenza, per portarsi via un compagno, Pasca. In questo momento (28 agosto) ancora in carcere a seguito dell’operazione fiorentina scattata dopo il ferimento di un artificiere la notte di capodanno. Aggiornamenti sulla situazione e presidi sotto il carcere di Lecce si stanno ancora succedendo.
Nel poco tempo che ci siamo dati, qualcosa più di un mese, le iniziative che siamo riusciti a organizzare hanno riguardato le terribili sorti di chi cerca di raggiungere questo paese partendo dai paesi esclusi dal consesso dei potenti, degli immigrati e delle immigrate che quando si salvano dalla morte in mare si trovano di fronte alla ferocia di un mondo che li vuole solo schiavi quando servono e in caso contrario devono sparire. Un incontro è stato dedicato a “Tecnologia e Controllo”, un compagno si è reso disponibile a spiegare i rischi del web e i possibili modi per difendersi nella comunicazione via internet o cellulare. La presentazione del libro, Esiste un mondo a venire saggio sulle paure della fine, è stata fatta da chi ne ha curato la traduzione. Avremmo voluto parlare anche di xilella con chi segue da tempo la questione, ma non si è riusciti a farla rientrare in questo scarso lasso di tempo. In chiusura una serata sulla Palestina, mettendo in primo piano i parallelismi con questa terra pugliese e con le forze che Tap ha messo e metterà in campo servendosi, tra le altre, delle tecniche e delle armi che israele sperimenta nel terribile laboratorio dell’occupazione sionista. Gli aggiornamenti sull’opera Tap e sull’opposizione si sono ripetuti nelle varie iniziative, mentre una mostra è stata allestita nella stanza di entrata insieme al materiale, libri, opuscoli, note e volantini, in distribuzione. Ogni serata ha avuto il suo aperitivo benefit, molto partecipato, che ci ha dato la possibilità di mandare un po’ di solidarietà monetaria direttamente ai prigionieri.
Questo per raccontare in breve un’esperienza sulla quale vorrò continuare a ragionare, per capirne la portata, il senso, gli scambi di idee e i problemi che ha evidenziato.

Questa voce è stata pubblicata in General. Contrassegna il permalink.