Tap e Turismo: una poltrona per due.

Puntuali, anche quest’anno sul finire della stagione estiva, si sprecano i commenti indignati sulle condizioni di lavoro di noi salentini nel settore turistico.
In effetti, si può parlare di sfruttamento se si considera che la paga oraria media di un lavoratore non specializzato nel settore ricettivo non arriva alla soglia dei 4 euro. A ciò si aggiunga la mancanza assoluta di giorni di riposo e la sfiancante lunghezza della giornata lavorativa. Vabbè, cose note a chi è del luogo.

Ciò che non è noto è il meccanismo mentale che ci consente di soggiacere a queste condizioni prendendoci l’agio di lamentarcene ma, nello stesso tempo, parlare del settore turistico come un benefico motore di “sviluppo” dell’economia del territorio, a patto che venga gestito per bene.
Probabilmente esiste un’altra forma di turismo, buona e desiderabile, che consente il benessere di tutti a danno di nessuno, nemmeno dell’ambiente naturale, e garantisce accoglienza diffusa a prezzi non proibitivi. Chi scrive, però, non ne ha testimonianza. Per ora si assiste a ben altri scenari dove la rapacità e l’arroganza dei padroni di esercizi alberghieri e commerciali e dei grossi proprietari di immobili non incontra alcuna resistenza.
Turismo buono turismo cattivo, a ben vedere, non è che un’opposizione fasulla, buona a produrre chiacchiere da bar a fine stagione. Il turismo, come lo vediamo dalle nostre parti è un’industria perfettamente funzionante…una macchina composta di piccoli e grossi ingranaggi che riesce a convogliare imponenti somme di denaro nelle poche tasche giuste, fornendo alla grande maggioranza della popolazione un reddito quasi sempre insufficiente.
Turismo e sfruttamento delle risorse (ambientali e umane) si rivela essere un binomio di grande efficacia alla prova del mercato.
Non è un caso che il consorzio TAP abbia più volte evidenziato che l’offerta turistica possa agevolmente convivere con il gigantismo degli impianti industriali per la ricezione del gas. Il segreto è semplicemente non fare vedere il brutto, nascondere il grigio del cemento con una mano di bianca calce…come nascondere lo sfruttamento dietro la festa.

Che il segreto sia nascondere, ce lo dice lo stesso consorzio TAP dalle pagine del suo sito web proponendo il virtuoso esempio di Cala Gracio a Ibiza che «da 6 anni ospita un gasdotto. Ma non se n’è accorto nessuno. Né i bagnanti, che continuano a frequentarla in totale sicurezza, né gli operatori turistici, che non registrano cali di presenze. È la prova che si possono realizzare grandi opere strategiche, rispettando il territorio e le sue vocazioni.»
Sebbene alcuni oppositori di TAP abbiano messo in evidenza le molte differenze fra il gasdotto spagnolo e quello in progetto a San Basilio, rimane incontestabile che i due settori economici possano procedere di pari passo senza pestarsi i piedi.
Se non avesse avuto remore a paragonarsi ad impianti palesemente mortiferi, TAP avrebbe potuto fornire innumerevoli esempi di questa convivenza. Quello della Sardegna, per esempio, dove non lontano da villaggi turistici e stabilimenti balneari insistono numerose basi militari dove si praticano esercitazioni e si stoccano armi. Poi, avrebbe pure potuto citare il fulgido esempio di Israele. Su quelle sponde prospera, infatti, un’industria turistica rigogliosa senza che la sensibilità dei villeggianti corra il rischio di essere offesa dalla vista delle disumanità dei territori palestinesi occupati. Ma Israele si è saputo spingere oltre trasformando in attrazione turistica l’ occupazione stessa. Così, in un insediamento israeliano in Cisgiordania, nell’accademia “Caliber 3” i turisti possono provare il brivido di mettersi nei panni dei soldati occupanti, sparando a delle sagome con impresse le foto di palestinesi, simulando attacchi terroristici, accoltellamenti e sparatorie.
Trasformare l’orrore in seduzione è l’estrema frontiera di un mercato del turismo che non più nasconde ma esibisce la mostruosità.
Tornando alla molto meno mostruosa realtà salentina, rimane il dato dell’inaccettabilità dello sfruttamento, sia esso sottoforma di saccheggio operato dalle multinazionali del gas, sia della svendita del territorio sul mercato del turismo.
Nascondere e far tacere tutto dietro al vecchio ritornello di “ Salento, sole, mare e vento” è pari a rivestire di pietre a secco le pareti della centrale di depressurizzazione del gasdotto: aiuta solo quelli che vogliono lucrare su questo territorio devastandolo e depredandolo. Quel sentimento di compiacimento- comune a molti- di vivere in questa bella terra non dia modo di coprire i responsabili della devastazione ma palesi la loro identità e le loro malefatte, magari provando pure a tenere alla larga gli sciacalli, oppure a ostacolarne i progetti, come accadde una notte di primavera, quando la recinzione del cantiere Tap a San Basilio fu buttata giù dal forte vento.

 

Franca

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