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25 agosto 2017,ore 20:30 , incontro su occupazione militare in Palestina e aggiornamenti No Tap
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SFACCIATI SUL MARE. Nuovo spazio occupato a Roca (Lecce): “La Caura”
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CARA di Bari e Mineo: proteste, blocchi stradali e repressione
Lo scorso 26 giugno una forte protesta ha avuto luogo nel CARA di Bari contro i continui controlli all’ingresso e all’interno della struttura: tre persone sono state arrestate, processate per direttissima e condannate a 4 mesi ciascuno, con pena sospesa. Due giorni dopo la polizia ha impedito l’ingresso nel CARA a un’altra persona, che ha cercato di opporsi. È stata “sedata, trasportata in ospedale e denunciata per lesioni, minacce e danneggiamento dell’auto della Polizia”.
Il 27 giugno alcune centinaia di persone sono uscite dal CARA di Mineo e hanno bloccato per ore la strada statale che collega Catania a Gela. Sono 3000 le persone ammassate nella struttura nota per i numerosi scandali e truffe degli enti gestori, molte aspettano da due anni e più una risposta positiva alle loro richieste d’asilo. Nei giorni precedenti era entrato in vigore un nuovo regolamento che impediva alle persone di cucinare nel centro e vietava le piccole botteghe dove è possibile approvvigionarsi dei beni di prima necessità. La rabbia e la protesta delle persone migranti è stata motivata da quest’ultimo provvedimento, oltre che dalle disastrose condizioni di vita nel centro e dal problema dei dinieghi e dei documenti.
Sulla protesta a Bari, riceviamo e pubblichiamo.
26 giugno 2017
Sassi sui poliziotti al Cara di Bari: otto agenti feriti
Tutto è cominciato quando una decina di “ospiti” del centro ha cercato di portare alimenti di vario genere all’interno della struttura per festeggiare il termine del periodo di Ramadan.
I poliziotti all’ingresso li hanno fermati sostenendo che non era possibile portarli all’interno (meglio che si accontentassero di quello che passa la mensa!!!).
Il divieto ha fatto scatenare la rabbia dei migranti, che hanno reagito tirando sassi contro gli agenti.
Al termine della rivolta, in tre sono stati arrestati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. A loro, va la nostra solidarietà.
Alcuni nemici delle frontiere – Lecce
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Intervista a due reclusi nel Cie di Brindisi-Restinco. Marzo 2017
Quella che segue è un’ennesima”intervista”dal Cie/Cpr di Brindisi Restinco. Molte delle cose raccontate dalle voci dei reclusi sono già state testimoniate in più occasioni, riteniamo comunque giusto pubblicare ancora una volta un’aggiornamento dall’interno di quelle stanze, attraverso due voci che con rabbia e lucidità raccontano l’attualità in questo lager per immigrati «irregolari».
Scioperi della fame sono accaduti nelle ultime settimane, per protestare contro i pasti scarsi e spesso rancidi, e per la libertà dai carcerieri del centro. L’isolamento dall’esterno e l’esasperante permanenza che per molti si protrae oltre i 6 mesi sono tali da indurre alcuni di loro a sperare di uscire a costo di essere espulsi. Chi invece preferisce rivendicare la propria dignità con ogni minimo tentativo di protesta, viene immediatamente prelevato nella notte – senza preavviso – per essere trasferito in altri Cpr, oppure condotto a Roma per l’espulsione.
Nel 33 minuti si accenna anche alla presenza di Adriana, donna trattenuta nel centro e in sciopero della fame da poco più di una settimana, passando i giorni nel centro tra paura e solitudine, nel disagio ulteriore di trovarsi reclusa in una sezione maschile.
Il nostro proposito è di rilanciare la solidarietà alle/i recluse/i contro l’isolamento di queste barriere, con le quali la società all’esterno crede di non aver alcun legame. Il nuovo decreto Minniti dimostra il contrario, accostando alla ridefinizione di Cie in Cpr tuttta una serie di rafforzamenti alle politiche securitarie di guerra agli esclusi e alle lotte autoorganizzate.
Giusto per citare un esempio, il daspo di quartiere, col beneplacito e le congratulazioni dei nuovi candidati sindaco alle prossime elezioni amministrative leccesi, rischia di applicarsi su chiunque esprima dissenso per le strade. E le lotte contro carceri, Cpr e frontiere sarebberro certamente tra i bersagli di questto decreto.
Che le fiamme dell'”inferno di Brindisi”(così il detenuto intervistato tiene a nominare il Cie di Restinco) possano rivoltarsi verso chi questo «inferno» l’ha creato.
L’intervista:
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Contrassegnato brindisi, centri per il rimpatrio, cie, contro frontiere, cpr, decreto minniti, frontiere, immigrati, irregolari, lotta, restinco
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Assemblea pubblica a Villa Matta Occupata – Se La Repressione colpisce. Sull’autodifesa politico-legale
La guerra al povero, allo sfruttato e alle lotte che ne conseguono si articola con dispositivi giudiziari che, affiancandosi al carcere, costituiscono l’armamentario repressivo atto a proteggere l’ordine democratico dello Stato e del capitale. Chi si oppone a uno sfratto o alla devastazione del proprio territorio, chi resiste a una retata di polizia o a una deportazione, chi esprime solidarietà a chi è in carcere per aver lottato in modo autonomo e senza compromessi con chi protegge il potere di pochi si imbatte prima o poi in procedure giudiziare e poliziesche di cui spesso non si ha una limpida conoscenza.
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Cie di Brindisi- Restinco: Altri tentativi di suicidio, autolesionismo e incendi di rivolta.
Anche in quest’ultima settimana di gennaio si sono verificati, purtroppo, alcuni tentativi di suicidio e autolesionismo al Cie di Brindisi. Sempre con lenzuola legate intorno al collo, lo scorso 27 gennaio due reclusi hanno minacciato di togliersi la vita per protesta alle dure condizioni che il cie impone. Tra i due reclusi uno è minorenne, un giovane tunisino di 17 anni, il quale si è anche tagliato su più parti del corpo. L’altro- anche lui tunisino- è recluso da 8 mesi, dopo che i continui ricorsi con esito negativo per ottenenere il permesso di soggiorno hanno protratto la sua permanenza nel centro. È chiaro che scelte come lesionare il proprio corpo o suicidarsi sono indotte dalla totale condizione di isolamento e la difficoltà a difendersi dagli abusi quotidiani. Come da prassi, il solito manipolo di guardie è entrato per fermare i due reclusi. Secondo le testimonianze di A, anche il direttore del centro ha assistito alla scena.
Il giorno dopo, lo stesso minorenne che ha tentato il suicidio ha riprovato ad autolesionarsi con una siringa sul collo e , successivamente, un materasso è andato a fuoco. Pare che il breve incendio di protesta si riconduca all’impedimento dell’intervento di soccorso dell’ambulanza, richiesto dagli stessi reclusi che avevano telefonato al 118 per il ragazzo. La direzione di Auxilium non ha fatto altro che far agire altre guardie dotate di manganelli che hanno perquisito le tre sezioni. Dopo qualche ora al ragazzo è stato promesso un trasferimento dal Cie a una comunità nei pressi di Bari. Promessa che poco dopo si è rivelata un bluff per espellerlo con volo di linea dall’aeroporto di Bari-Palese a Cartagene, in Tunisia. Le guardie lo hanno deportato legandolo con del nastro adesivo sul sedile, sia in auto da Restinco all’aeroporto che in aereo.
Qui sotto le testimonianze su quanto è accaduto lo scorso sabato di A., uno dei reclusi che ha protestato nei due giorni.
Brindisi – Tentativo di suicidio nel Cie di Restinco
Si sono spese tante parole sul Cie di Brindisi, l’unico in Puglia ancora attivo nella detenzione ed espulsione di immigrati prelevati dai blitz di polizia nelle città del nord Italia, o qui trasferiti dopo aver scontato una pena in carcere. Pene che trovano continuità in questo lager dell’accoglienza, dove la funzione di controllo su chi è etichettato come irregolare e senza documenti induce i reclusi alla rivolta distruttiva di questi centri nel migliore dei casi, all’annichilimento di sè nel peggiore.
Tramite contatti telefonici con i reclusi nel Cie, abbiamo appreso che un detenuto egiziano in attesa di permesso di soggiorno da 6 mesi ha tentato di suicidarsi stringendosi un lenzuolo intorno al collo. Un atto esasperato per dare fine all’avvilimento quotidiano che quel lager esercita sulle vite dei reclusi. La direzione del centro ha reagito con l’intervento di questurini e guardie di finanza per fermarlo.
Chi dirige luoghi come un Cie ha una grande vocazione ad avvilire i corpi e le menti delle vite, costringendoli a rinunciare alla propria libertà prima ancora di indurli al suicidio. Sempre secondo testimonianze di altri detenuti, il recluso preferiva essere espulso piuttosto che rimanere prigioniero nel lager gestito dalla Cooperativa Auxilium.
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Contrassegnato accoglienza, auxilium, brindisi, cie, deportazioni, espulsioni, frontiere, immigrati, lottè, proteste, puglia, restinco
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Introduzione – Con chi si ribella e lotta per la libertà
Questa pagina nasce dalla semplice ed indispensabile esigenza di condividere riflessioni, letture, notizie e aggiornamenti su lotte antiautoritarie e discussioni radicali che coinvolgono il territorio leccese e che lo connettono ad altri scenari di conflittualità sociale.
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