Per tante ragioni o per una sola. Contro TAP
Una nuova opera sta investendo il Salento: il gasdotto TAP che dall’Azerbaijan, attraverso Turchia, Grecia, Albania e il fondale dell’Adriatico, approderà con un lavoro di trivellazione nel litorale di San Basilio (Melendugno – Lecce), per poi proseguire interrato fino a un Terminale di Ricezione dell’estensione di circa nove ettari. Da qui, si allaccerà alla distribuzione gestita da Snam Rete Gas per raggiungere i mercati europei.
Condotte sottomarine, navi, trivelle, ruspe, camion e cemento apriranno verso l’Europa il Corridoio Sud del gas proveniente dalla zona del Caucaso e del Mar Caspio.
A volerlo le ragioni del mercato e dell’economia, che guardano al nostro pianeta unicamente come a un’immensa riserva da spolpare fino all’osso; un’occasione dietro l’altra per incrementare i propri introiti economici e di potere, senza preoccupazione alcuna per le macerie che ogni nuova realizzazione si lascia dietro.
Nel caso in particolare, uno degli obiettivi della costruzione del nuovo gasdotto – e dei rigassificatori in progetto in altre zone d’Italia – non è portare il gas, che non manca, ma acutizzare la competizione tra i Paesi produttori per abbassarne il costo. È attraverso questa politica che il gas delle regioni mediorientali entrerà in “concorrenza” con quello di Russia, Algeria e Libia che già arriva con altre condotte: beninteso a esclusivo vantaggio delle multinazionali.
Quello che non vediamo, o preferiamo non vedere, è la devastazione ambientale, il saccheggio delle risorse, lo sfruttamento della manodopera – nei Paesi detentori di materie prime – che le politiche concorrenziali scatenano per consentire di produrre a basso costo. Comprese le guerre di occupazione camuffate da interventi umanitari che i centri di potere occidentali – anche italiani – hanno mosso palesemente in Iraq, Afghanistan, Libia, Siria per il controllo diretto delle fonti energetiche lì presenti. Un progetto come il TAP non è separabile da tutto questo. Continua a leggere→