Tap – sulle ultime settimane di resistenza

Dal 24 ottobre sono ripresi i lavori preparatori alla costruzione del gasdotto TAP. Gli operai della ditta Mello di Carmiano hanno provveduto al taglio drastico delle chiome degli ulivi che ricadevano sul percorso del
tubo. Per una decina di giorni le motoseghe hanno lavorato fra la protezione dei cordoni di polizia e l’opposizione di quanti si sono arrampicati sugli alberi per impedirne il taglio, sono saliti sui mezzi della
Mello, hanno costruito barricate di pietre sulle strade per rallentare e trattenere i blindati.
In quei giorni è stato chiaro che proteggere gli alberi, oltre che un atto di riconoscenza e rispetto per una coltura secolare che ha dato il pane a molte generazioni di salentini, era un’azione indispensabile per
ostacolare la prosecuzione del gasdotto. Per questo, che gli alberi siano stati “potati secondo le buone pratiche agricole” , come sostiene TAP, è un’ inutile difesa, oltre che un’ evidente bugia.
Dopo due settimane, sebbene con molte difficoltà , l’opera di taglio è stata quasi del tutto completata lasciando un paesaggio spettrale, un deserto laddove c’erano ulivi in perfetta salute e carichi di frutto.
Durante quelle giornate è stato chiaro ai presenti che la battaglia che si stava combattendo non era che al suo inizio. Molte le avvisaglie che lo lasciavano intendere, non da ultimo la sgradita visita in Salento del ministro dell’interno Minniti accompagnato dal capo della polizia e dal comandante generale dei
carabinieri. Infatti, alla mezzanotte del 13 novembre e per i prossimi 30 giorni, secondo un decreto emanato dal prefetto di Lecce, è istituita una vastissima “zona rossa” che circonda l’area di cantiere che era stata delimitata dai jersey fra marzo e aprile. Quello che con ogni evidenza sta accadendo è una inedita e
massiccia militarizzazione del territorio che, di fatto, viene sottratto con la forza al libero uso degli abitanti e viene “assegnato alle forze di polizia in funzione della protezione del cantiere”. Per un raggio di 3 chilometri attorno all’area dei lavori non sarà consentito il traffico veicolare e pedonale e
lo stazionamento di chiunque; anche i proprietari dei terreni potranno entrarvi solo a fronte della certificazione di proprietà e “singolarmente e disgiuntamente”. Le strade di campagna e i sentieri nella
macchia mediterranea adiacenti alla spiaggia sono pattugliati e illuminati giorno e notte. Ugualmente saranno controllati costantemente gli otto accessi alla zona rossa delimitata da una nuova e più solida
cintura di jersey che dovrebbe essere installata nei prossimi giorni.
In questo nuovo scenario il presidio no tap, nato nove mesi fa per monitorare i movimenti all’interno del cantiere, è stato inglobato nella zona interdetta e non può più essere raggiunto. Per questo vanno
ripensate alcune delle forme di opposizione messe in atto in marzo e aprile scorso al fine di una maggiore
efficacia.

Per adesso chi si lamenta è TAP che dalle pagine del suo sito denuncia l’imbrattamento della facciata della
sede di Melendugno, durante un corteo spontaneo che ha percorso il paese nella mattinata di oggi.


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