No Tap – Cronologia della giornata di lotta del 6 dicembre

Mercoledì 6 dicembre, in diversi paesi della provincia di Lecce, è stato indetto lo sciopero dei commercianti contrari al progetto Tap. Per le strade di Melendugno migliaia di persone hanno manifestato per ribadire ancora una volta il loro dissenso e la loro rabbia per l’ennesimo progetto speculativo ai danni dei territori e di chi li abita.
Una volta terminata la manifestazione, diverse centinaia di persone si sono dirette a San Foca, per prendere parte al secondo corteo della giornata.
Determinate a raggiungere la zona rossa una volta arrivati al termine legale del percorso molti hanno proseguito fino al limite della zona cuscinetto, dove uno schieramento di sbirri bloccava l’accesso. Dopo alcune colluttazioni i manifestanti hanno deciso di aggirare il blocco entrando dalle campagne. Arrivati davanti ai confini che la delimitano (fatto da jersey, cancelli di ferro e filo spinato) hanno tentato l’approdo nella zona rossa. Una volta fallita l’apertura dei cancelli, sono tornati dai manifestanti rimasti ai limiti della zona cuscinetto che, impazienti del ritorno dei propri compagni di lotta, li hanno accolti con applausi e grida.
La giornata si è conclusa con il blocco della strada provinciale 145.

Giornali e questura, dal canto loro, hanno dipinto queste azioni come commesse da pochi facinorosi infiltrati in una pacifica manifestazione, seguendo la solita strategia di creare divisione con l’obiettivo di indebolire il movimento. Tutto ciò non dovrebbe stupire nessuno, ma era necessario per noi sottolineare come il progetto Tap stia devastando e militarizzando la vita e il territorio dei salentini e che tutti, non solo i soliti facinorosi come anarchici e antagonisti, esprimono con queste azioni la loro rabbia.
Parliamoci chiaro: il pensiero comune di queste persone è che per fermare un mostro multiteste come Tap (multinazionale dell’energia e della costruzione, Europa e interessi economici dei più svariati) una manifestazione pacifica non può funzionare. E che per le loro terre sono disposti a ben altro, persino ad usare i muretti a secco che sembrano preoccupare i giornali molto più che la devastazione che Tap sta creando. In tutto ciò lo stato si fa padrone di tutto il territorio circostante la zona del cantiere Tap, permettendo l’ingresso solo ai contadini, una volta esposti i loro documenti, e a chi è provvisto di pass, facendosi così solo odiare di più da chi di libertà ne ha già poca.
Se nonostante il chiaro dissenso contro Tap la costruzione del tubo continuerà, non stupiamoci se con ogni mezzo continuerà ad essere combattuta.

I ragazzi del muretto

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