Grandi opere e grandi promesse

In Italia sono molte le grandi opere in corso di costruzione: la TAV Torino- Lione, il Terzo Valico, il Tunnel del Brennero, TAP in Puglia ed il gasdotto SNAM sull’appennino solo per citarne alcune. In molte di queste località i lavori non stanno proseguendo indisturbati. In modi diversi, molte persone si stanno opponendo ad essi e, come il miele per le api, un variegato movimento fa gola a chi vuole ottenere seguito politico con poco sforzo (tanto in ambito istituzionale che extra-istituzionale).
Basti pensare che i 5 Stelle, alle ultime elezioni politiche, hanno raggiunto il 40% delle preferenze in alcuni comuni della Val di Susa e qualcosa di simile è accaduto anche in Salento (65% a Melendugno), dove però già Emiliano, il presidente della Regione nelle file del PD, aveva cercato di fare sua (mettendoci sopra il suo cappello) la lotta contro il gasdotto. Peccato che fare il partito di lotta, quando “vinci” le elezioni, non è più possibile.
Sono allora cominciate le tarantelle: dalle vecchie uscite di Grillo che “se loro vorranno fare il gasdotto in Puglia con l’esercito, noi ci metteremo il nostro di esercito” sono giunti alla disillusione realista della ministra per il Mezzogiorno (5S) Barbara Lezzi che si è dovuta rimangiare tutta la sua campagna elettorale ed accettare il diktat di Salvini (insomma, va bene rispettare contratto di governo e la sensibilità degli alleati politici, ma il sistema produttivo ha bisogno di energia, e su questo non si può discutere).
Si giunge così alle notti dei lunghi coltelli tra chi, nel fallimento della propria prospettiva di riformare un sistema dall’interno, si scaglia contro gli altri padrini politici anti TAP nel tentativo di salvare faccia e seguito politico: Emiliano sottolinea come sia devastante quello che hanno fatto i 5S e che non hanno il coraggio di fare quello che avevano promesso di fare, mentre i 5S lo accusano a loro volta di essere uno dei maggiori responsabili del progetto, e che loro in realtà non ci possono fare niente, agnellini puri e vergini all’arte del governo quali sono, mentre Emiliano è un esperto governante. Nel mentre, dai presidi e dalla società civile salentina pigolano “Dimettetevi tutti, accettate il TAP con i nostri voti NO TAP! È ingiusto! Voi non siete i rappresentanti che pensavamo foste!”. Qualcosa di simile è avvenuto anche in Val Susa ed in Trentino: dopo le elezioni ci si è accorti che fare i partiti di “lotta e di governo” non si può, e che ogni parvenza di disallineamento con quelle che sono le profonde necessità del sistema economico e sociale nel quale viviamo va sacrificata alla responsabilità (chi si ricorda di Tsipras in Grecia?). A questo mondo non importa che in Libia o in Turchia siano bloccate 10 o 10.000 persone, quanto del fatto che le merci o le risorse energetiche potrebbero smettere di spostarsi.
E allora, come se non fosse già chiaro, chi vuole lottare contro questo mondo od una sua realizzazione stia ben lontano da partiti, politici, politicanti, poteri e contropoteri, perché la distruzione di questo mondo è un salto nel vuoto che non offre garanzie alcune, e chi si pensa come rappresentante e garante di altri teme il vuoto quanto il fuoco.

Frangenti n. 30 – 26 ottobre 2018

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