Per una lotta anticapitalista
Il progetto per la costruzione del gasdotto denominato “Rete adriatica” è stato proposto nel 2004 dalla società SNAM Rete Gas con lo scopo di potenziare la rete di trasporto nazionale di metano. Già 13 anni fa, la società Brindisi LNG Spa, proprietaria del rigassificatore di Brindisi, aveva chiesto alla SNAM (Società Nazionale Metanodotti) la disponibilità di nuove capacità di ingresso alla rete in corrispondenza del terminale brindisino. Ad oggi, il progetto di adriatico ha solo il nome, infatti, sebbene previsto inizialmente lungo la costa, il percorso è stato poi spostato nel cuore dell’Appennino, sicuramente meno urbanizzato – o meglio spopolato – con il vantaggio di espropriare a basso costo e di trovare scarsa/nulla opposizione sul territorio. Dimenticando un piccolo particolare: l’evidente pericolosità sismica delle faglie attive che esso attraversa (Sulmona, L’Aquila, Amatrice, Cascia, Norcia, Colfiorito) e l’impatto devastante di un taglio longitudinale dell’Appennino, con un’area di servitù permanente di 40 metri, tra strade di servizio e scasso per il posizionamento di tubi di 1,2 metri di diametro a 5 metri di profondità. Tutto nasce, o meglio rinasce dopo 13 anni, dall’approdo del nuovo gasdotto proveniente dal Mar Caspio (TAP, collegato a TANAP, collegato a sua volta a SCP), previsto sulle coste pugliesi, passando prima per Azerbaijan, Turchia, Grecia e Albania. Pertanto, il gasdotto SNAM si riallaccerebbe al tristemente noto TAP (Trans Adriatic Pipeline), proprio all’altezza di Brindisi. Tecnicamente, l’opera è però ancora indipendente dal Tap, pertanto, ferma restando la massima solidarietà verso la resistenza dei salentini, non dobbiamo cadere in una sorta di delega: in altre parole, il Gasdotto Snam verrebbe realizzato anche se il TAP dovesse “saltare”.
Il fronte dei sostenitori delle nuove mega-infrastrutture del gas, come al solito, parlano la lingua del mercato: sicurezza energetica, differenziazione degli approvvigionamenti, indipendenza dal gas russo e competizione tra diverse fonti di gas.
E noi, gli oppositori all’opera, che lingua parliamo?
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